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Non è un mestiere per donne – Donne nel Gaming

Gli ostacoli sono opportunità, ho imparato che si vince in team, mai da soli”.

Inauguriamo oggi, con Lucia Salciccioli, Group Finance Director SKS365, la nostra serie di interviste dedicate alle donne che, in ruoli ed ambiti diversi, hanno dimostrato che non esistono lavori per uomini e lavori per donne.

Tenacia, resilienza e la grande capacità di interpretare ogni ostacolo come opportunità, come sfida a fare sempre meglio. E ce ne vuole, di tenacia e resilienza per arrivare dove Lucia Salciccioli, Direttore Finance della multinazionale SKS365, è riuscita ad arrivare. 6 anni all’attivo in un’azienda facente parte di un settore, quello del gioco pubblico, per cultura e storia profondamente connotato al maschile. Ma qualche spiraglio, a sentire lei, pare ci sia.

  • Lei proviene dal mondo del gaming, dal suo punto di vista, il settore al quale appartiene a che punto si trova nel percorso verso la gender equality? E, più nello specifico, verso la parità salariale?

Le realtà aziendali più strutturate hanno fatto notevoli passi in avanti negli ultimi anni riguardo al tema della parità di genere. Mi riferisco in particolare alle realtà di respiro internazionale dove questo tema rappresenta un pilastro chiave della cultura aziendale e numerose iniziative sono state intraprese sia in termini di riduzione del Gender pay gap, sia per quanto riguarda l’impiego nelle posizioni di leadership di figure femminili.

Dall’altro lato, nelle realtà più piccole che caratterizzano il settore del gaming in Italia, la questione della gender equality è ancora lungi dall’essere risolta e i risultati raggiunti sono finora insufficienti.  A questo si aggiunge, il pregiudizio diffuso di gran parte della stampa e delle forze politiche nei confronti del settore, troppo spesso associato a immagini negative come fenomeni di illegalità e gioco patologico.

  • C’è stato un momento specifico del suo percorso lavorativo in cui ha percepito un atteggiamento discriminante in quanto donna? Se sì, quale?

La posizione sociale della donna è profondamente condizionata da immagini stereotipate che possono indurre comportamenti apertamente discriminatori da parte di uomini in posizioni di potere ed è capitato più volte, nel corso degli anni, di scontrarmi con questi atteggiamenti. Li ho vissuti come una sfida, come una opportunità per mettermi ulteriormente in gioco, e ho continuato a lavorare sodo per raggiungere l’obiettivo.

  • Come ha risolto i conflitti e superato le difficoltà nel lavoro derivanti dal suo essere donna?

Il dialogo, in quanto base di ogni relazione, è lo strumento migliore per superare i momenti di conflitto. Avere delle posizioni divergenti, con i propri superiori, con il proprio team o con i colleghi di altri dipartimenti è normale, perché ognuno di noi ha proprie opinioni e diversi approcci alle varie situazioni che deve affrontare. Ciò che è importante è sforzarsi di mantenere un atteggiamento costruttivo che sia incentrato sui contenuti e non su opinioni precostituite. Solo in questo modo, il conflitto si può trasformare in momento di sviluppo aziendale e crescita personale.

  • Quale è stata la più grande soddisfazione nella sua esperienza professionale?

Sono molto felice del mio percorso professionale e dei traguardi raggiunti sino ad ora. Sono stati anni di lavoro molto intensi. Tutte le esperienze lavorative sono state caratterizzate da sfide impegnative, spesso mai affrontate in precedenza. Ogni cambiamento mi ha obbligata a rimettermi in discussione per affrontare al meglio la nuova sfida. La tenacia, la caparbietà, il forte spirito resiliente sono stati i miei punti di forza. Gli errori commessi sul campo sono stati invece degli ottimi spunti di riflessione. Gli anni mi hanno insegnato che, nel lavoro e nella vita, si vince in Team e mai da soli.

  • Secondo lei, cosa può fare concretamente una donna, in un mondo ancora troppo comandato da uomini, per far sentire la sua voce e far valere i suoi diritti?

Secondo l’ultimo rapporto delle Nazione Unite, il 90% della popolazione ha dei pregiudizi nei confronti delle donne. Se vogliamo raggiungere l’uguaglianza di genere, occorre lavorare tutti insieme per la rimozione degli stereotipi attraverso percorsi di sensibilizzazione che riguardano sia i bambini che la popolazione adulta. Superare le disparità di genere in maniera strutturale è di vitale importanza affinché le donne possano esprimere il loro massimo potenziale, affermando pienamente il loro ruolo di “risorsa primaria” per lo sviluppo del Paese.

  • Cosa dovrebbero imparare gli uomini dalle donne – e viceversa – in ambito lavorativo?

Ognuno di noi ha sempre qualcosa da imparare dagli altri e viceversa, indipendentemente dal sesso. La sfida consiste nel riuscire a lavorare in sintonia con l’altro sesso, fare gruppo e raggiungere gli obiettivi mantenendo, rispettando – e valorizzando – le diversità.

  • Adesso, scendiamo un po’ sul “personale”. Si sente parlare spesso di domande discriminatorie durante i colloqui di lavoro – “Pensi di sposarti?” “Hai figli o hai in programma di averne?” Le è mai capitato e come l’ha gestito?

Ad essere sincera non mi sono mai trovata a dover rispondere a queste domande. Nei colloqui che ho fatto dopo la nascita di mia figlia non ho mai nascosto di essere mamma, di essere una mamma lavoratrice a tempo pieno e di essere soprattutto, una mamma che ha sempre puntato più alla qualità che alla quantità del tempo nel lavoro e nella vita privata.

  • Ci racconti un episodio specifico in cui ha dovuto “sgomitare” più del dovuto per far valere le sue ragioni sul posto di lavoro, proprio in quanto donna.

Al rientro dalla maternità ho speso molto tempo a dimostrare che diventare genitore non significa necessariamente essere meno performanti. Ricordo perfettamente il senso di frustrazione. Mi ha accompagnato negli anni anche altre volte, certo, ma mai forte come allora. Essere donna, camminare a testa alta, essere consapevoli delle proprie capacità, essere determinate e in grado di gestire la famiglia, i figli e un ruolo di responsabilità, viene spesso percepito come segno di prepotenza e permalosità. In questi casi si combatte fintanto che i benefici sono di gran lunga superiori al dispendio di energie e fintanto si ha stima e considerazione di coloro che dovrebbero essere i nostri mentori. Quando questa fiducia viene meno bisogna serenamente decidere di cambiare, per investire le proprie energie in una nuova avventura.

  • C’è stato un momento in cui ha pensato di mollare tutto, che non sarebbe mai riuscita a spuntarla in quanto donna in un ambiente maschile?

Negli anni, ci sono stati molti momenti in cui ho pensato che la strada sarebbe stata lunga e tortuosa. Mi è capitato spesso di scontrarmi con i miei colleghi. Ad eccezione di un breve periodo, ho sempre avuto capi uomini. Il confronto non mi fa paura, soprattutto se fatto con l’intento di trovare la soluzione migliore per l’azienda. Dal mio diretto Line Manager mi aspetto competenza, intelligenza e capacità di trasmettere la propria esperienza al Team. Pretendo molto da me stessa ed altrettanto dagli altri, generalmente non lo nascondo (sorride, ndr). La determinazione ed i risultati finali hanno ricompensato le mie notti insonni. A volte ho fatto scelte azzardate, che potrebbero definirsi controcorrente, ma di una cosa sono certa: lavorare con serietà e professionalità prima o poi ripaga.

  • Se, guardandosi indietro, prova a confrontare come era percepita in quanto donna e lavoratrice nei primi anni della sua carriera con il modo in cui è percepita attualmente, può affermare di aver vinto qualche battaglia in tema gender gap?

Posso affermare senza ombra di dubbio di aver vinto più di una battaglia. Sono consapevole di essere una donna forte. Ho sempre combattuto per raggiungere i miei obiettivi e anche quando la vita mi ha messo davanti ad un grande dolore, non ho mollato. Ho trasformato un giorno buio in un giorno migliore per gli altri. Questa è per me la mia più grande vittoria come donna prima ancora che come lavoratrice.





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