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Essere “Mamma” nel Parlamento italiano

Il percorso verso il riconoscimento del legittimo diritto di vivere la maternità per le deputate italiane

di Francesca Dionisi

L’art. 64 del Regolamento della Camera dei deputati testualmente recita: “Nessuna persona estranea alla Camera può, sotto alcun pretesto, introdursi nell’Aula dove siedono i suoi membri”. Rientrano tra la categoria delle “persone estranee” anche i figli delle neomamme che ricoprono il ruolo di Parlamentari.

I Regolamenti della Camera e quello del Senato risalgono al 1971, ma sono stati successivamente più volte integrati, aggiornati e modificati. L’attuale Regolamento della Camera è stato approvato il 18 febbraio 1971 a larghissima maggioranza (465 voti a favore, 41 contrari e 1 astenuto). Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 53 del 1° marzo 1971, è entrato in vigore il 1° maggio di quell’anno.

I componenti della Camera degli anni Settanta non erano sensibili alle esigenze delle neomamme parlamentari, anche perché conti alla mano all’epoca alla Camera la rappresentanza femminile era veramente esigua, per i colleghi maschi il rapporto con i neonati non costituiva e non costituisce una priorità.

Un primo timido segnale al riconoscimento del legittimo diritto di esercitare la maternità venne alla luce nel 2006, quando presso la Camera venne allestita una saletta per l’allattamento a disposizione delle deputate neomamme, vicino alla tribuna stampa. L’allora deputata Donatella Poretti portò avanti la richiesta ed ottenne dall’allora presidente della Camera Fausto Bertinotti l’allestimento di quest’area dedicata. Successivamente, con l’aumento della presenza femminile in Parlamento, vennero previsti altri spazi per l’allattamento vicino all’Aula ed anche una nursery. In nessun caso però i neonati potevano accedere all’Emiciclo – area in cui si approvano le leggi – essendo di fatto qualificati come persone estranee.

Il primo importante segnale arriva nel 2010, quando l’eurodeputata Licia Ronzulli portò per la prima volta con sé al Parlamento Europeo la figlia Vittoria. Le foto della eurodeputata con la sua piccola bambina accesero, come era prevedibile, un dibattito nel nostro Paese, che evidentemente si limitò ad alimentare polemiche sterili, che non condussero ad una modifica al Regolamento della Camera del 1971.

Dopo ben 12 anni, con sommo gaudio, è caduto anche questo ennesimo tetto di cristallo! Finalmente le nostre Deputate potranno svolgere il loro ruolo istituzionale senza dover rinunciare a quello di mamme. A permetterlo è una nuova disposizione della Giunta per il regolamento parlamentare. Le deputate italiane avranno la possibilità di allattare i loro bambini e le loro bambine durante le sedute della Camera a Montecitorio. A sancirlo è la Giunta per il regolamento parlamentare con una delibera del 15 novembre 2022, che testualmente recita: “In deroga all’art. 64, comma 1, del Regolamento, è consentito alla deputata che ne faccia tempestiva richiesta di fare ingresso nelle aule parlamentari, durante le sedute, con il proprio figlio, entro il primo anno di età del medesimo, al fine di consentirle l’allattamento. A tal fine, a scelta della deputata, da comunicare tempestivamente agli uffici competenti, in Assemblea sono utilizzabili apposite postazioni collocate nell’ultima fila superiore dell’emiciclo ovvero – in virtù della sua qualificazione, nel corso della XVIII legislatura, come parte dell’Aula medesima in quanto luogo idoneo ad ospitare le postazioni dei deputati – in una tribuna riservata, previamente e appositamente individuata dal Collegio dei Questori”.

Le deputate mamme potranno, così, allattare i loro bambini fino al compimento di un anno nell’Aula della Camera durante le sedute. Vengono in rilievo le premesse che accompagnano la delibera menzionata laddove la Giunta prende atto dell’esigenza di integrare ulteriormente le misure già da tempo introdotte dagli organi competenti per favorire il compiuto esercizio delle prerogative parlamentari da parte delle deputate nel periodo della gravidanza e nella prima fase della maternità, al fine di consentire di coniugare l’esercizio del mandato parlamentare con il principio di tutela della maternità e dell’infanzia sancito costituzionalmente. Un piccolo inciso: la nostra Carta Costituzionale è entrata in vigore il 1° gennaio 1948, le Deputate acquisiscono quindi questo diritto garantito costituzionalmente dopo ben oltre settant’anni. Ciò a conferma dell’amara consapevolezza che la strada per il raggiungimento della parità di genere è davvero lunga e piena di ostacoli.





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