Il rischio più alto lo corrono sempre le donne
Il caro energia sta avendo enormi ripercussioni sulle aziende italiane. Il rincaro energetico rischia di portare alla chiusura moltissime piccole e medie imprese con conseguenze facilmente immaginabili.
La speculazione sull’energia, iniziata quattro mesi prima della guerra in Ucraina, è stata esasperata proprio a causa della stessa generando difficoltà e preoccupazioni sia per le attività produttive che per l’occupazione.
Si stima l’uscita dal mercato del 10% delle imprese, ovvero circa 90mila attività che corrispondono a circa 250mila posti di lavoro e relativi licenziamenti.
Si sta prospettando una situazione simile a quella già vissuta durante la pandemia da Covid19, e analogamente il Governo potrebbe pensare di intervenire limitando la possibilità per le aziende di licenziare per un periodo di tempo limitato prevedendo sistemi di sostegno come la Cassa Integrazione.
Nelle previsioni autunnali, in sostanza, tutti i settori sono a rischio. Tutte le aziende dovranno far fronte al caro energia e non sarà sufficiente aumentare il prezzo di beni e servizi, ove possibile, per mantenere le attività in piedi. Occorrerà ridurre i costi di gestione anche, eventualmente, tagliando il personale.
Un altro duro colpo all’uguaglianza di genere. Infatti tutti gli indicatori dimostrano come durante il Covid19 la situazione lavorativa delle donne sia stata di gran lunga peggiore rispetto a quella degli uomini.
La crisi energetica potrebbe aggravare ancora una volta la situazione delle donne e contribuire ad aumentare un gender gap mai risolto.