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Agenda G20 sull’eguaglianza di genere e l’empowerment femminile

La parità di genere come generatore di ricchezza

Negli ultimi anni, il tema dell’uguaglianza di genere ha conquistato un ruolo di primo piano a livello internazionale, non solo per gli aspetti sociali connessi ai diritti delle donne, ma anche per i benefici economici che l’adozione di politiche di genere può apportare nell’economia complessiva di un Paese.

Il 26 agosto del 2021 si è tenuta, a Santa Margherita Ligure, la prima Conferenza G20 sull’empowerment delle donne sotto la Presidenza italiana.

La Conferenza ha riunito i Ministri per le pari opportunità dei membri del G20 e dei Paesi ospiti nonché rappresentanti e delegazioni di alcune delle più importanti organizzazioni internazionali, insieme alle parti sociali. La Conferenza ha cercato di individuare le migliori strategie per raggiungere l’empowerment delle donne, soffermandosi in modo particolare sull’alfabetizzazione finanziaria e digitale (maggiore formazione e presenza femminile nelle materie STEM) e sul rapporto tra lavoro, retribuzione e gestione dei tempi.

La Conferenza ha riconosciuto, inoltre, l’importanza di affrontare il tema della parità di genere in modo congiunto e trasversale a livello internazionale confermando la necessità di definire un’agenda globale.

La presidenza italiana del G20 si è conclusa a novembre del 2021 ma i lavori del G20, su questo tema, sono continuati anche sotto la presidenza indonesiana.

Il 15 e 16 novembre prossimi, le questioni relative all’uguaglianza di genere e all’empowerment femminile ritornano a essere un tema centrale di discussione nell’ambito dei lavori del G20, previsto a Bali. In particolare, la presidenza indonesiana, rinnovando l’agenda complessiva, ha posto l’attenzione su tre temi strategici: il primo riguarda gli aspetti economici connessi al lavoro di cura non retribuito e alle opportunità mancate nel mercato del lavoro; il secondo, in continuità con i lavori della presidenza italiana, si concentra sulla necessità di colmare il divario digitale (STEM) di genere, mentre il terzo aspetto riguarda l’imprenditorialità femminile come strumento per accelerare l’uguaglianza e la ripresa.

Appare sempre più evidente, quindi, come l’empowerment femminile sia un argomento ampiamente dibattuto ai più alti livelli delle istituzioni internazionali ed è quindi auspicabile che le varie tematiche affrontate trovino delle adeguate modalità di attuazione nei vari Paesi, anche perché la parità di genere non è solo una questione sociale e di diritti umani ma merita attenzione anche per i benefici economici che essa può generare.

Numerosi studi hanno posto in evidenza come l’uguaglianza di genere possa rappresentare un fattore di crescita economica avendo un impatto diretto sull’occupazione, sulla competitività, sul reddito pro-capite e sul PIL.

Nel corso del 2022 è stato pubblicato il primo report dell’Osservatorio permanente e indipendente sull’empowerment femminile nei Paesi del G20 più la Spagna (inclusa come ospite permanente del G20) pubblicato da The European house – Ambrosetti.

Dal report emerge, tra l’altro, come il raggiungimento della parità delle retribuzioni associato allo stesso tasso di occupazione tra uomini e donne potrebbe generare un impatto economico positivo valutabile, su base annuale, fino a 11,2 trilioni di dollari nei Paesi G20 più la Spagna – pari al 14% del PIL del G20. Per raggiungere l’obiettivo del tasso di occupazione, dovrebbero essere impiegate circa 433 milioni di donne in più.

Un ulteriore studio dal titolo «Vantaggi economici dell’uguaglianza di genere» è stato elaborato dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE). L’EIGE è un centro di ricerca dell’Unione Europea dedicato alla parità di genere che offre servizi e competenze specifiche sul tema, in tutta Europa.

I risultati complessivi dello studio mostrano che i miglioramenti dell’uguaglianza potrebbero creare tra i 6,3 milioni e 10,5 milioni di nuovi posti di lavoro nel 2050, di cui circa il 70 % occupato dalle donne; impatti positivi sul PIL che aumentano nel tempo e un incremento del PIL pro capite fino al 10% circa nel 2050.





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