Skip to main content

Verso il 25 novembre, Isa Maggi (Stati Generali delle Donne): “La rete è la nostra forza. Condivisione e divulgazione sono le armi per combattere la violenza di genere”

Nel 1999, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, invitando i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare in quel giorno attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema. Ma c’è chi si impegna ogni singolo giorno dell’anno per sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni, affinché si metta fine a questa piaga e si raggiunga la parità di genere, anche in campo lavorativo e professionale: si tratta degli Stati Generali delle Donne, coordinati da Isa Maggi.
Dottore Commercialista e Revisore Legale, tra le tante altre cose, Isa Maggi è esperta in gestione, analisi, valutazione e monitoraggio, controllo e comunicazione di progetti finanziati con fondi regionali, nazionali e comunitari.
Segretaria Generale e Coordinatrice Nazionale degli Stati Generali delle Donne, fondatrice dell’Alleanza delle Donne, coordinatrice in ambito nazionale del progetto “Città delle Donne”, Isa è convinta che la lotta per la parità di genere vada sostenuta giorno dopo giorno, e infatti con gli Stati Generali ha istituito dal 2004, il progetto “Otto marzo tutto l’anno”.

  • Lei è coordinatrice nazionale degli Stati Generali delle Donne. Che significa per Lei ricoprire questo ruolo e quali obiettivi vorrebbe raggiungere?

Lo considero non soltanto un ruolo di grande responsabilità ma anche di grande condivisione. L’idea che sto cercando di trasmettere è che solo insieme si può. Siamo in tantissime, donne provenienti da tutte le regioni italiane, e solo lavorando insieme, fianco a fianco ogni giorno, con concretezza, questa rete può davvero produrre risultati tangibili, per tutti.

  • Ci racconti qualcosa di questo percorso e dei progetti realizzati ai quali tiene di più e a quali sta attualmente lavorando.

Sono innumerevoli i progetti e le azioni che abbiamo messo in campo negli ultimi anni: abbiamo redatto documenti importanti come il Piano Nazionale per l’occupazione femminile, il Patto delle donne, declinato in ogni Regione, il Patto delle Donne per il clima e l’ambiente, la Carta delle Donne del mondo, la Carta di Dubai, solo per citarne alcuni. Abbiamo svolto centinaia di incontri in presenza e on line sui temi del lavoro e delle imprese femminili, abbiamo presenziato l’Expo nel 2015 con la Conferenza Mondiale delle donne e, anche con il sostegno di Codere Italia, abbiamo portato quasi a termine la realizzazione di “Villa Gaia”, una casa per donne in difficoltà con una biblioteca di genere e un centro di documentazione e di ricerca del lavoro delle donne.

  • Quali sono le maggior difficoltà che una donna incontra quando vuole fare impresa?

Le difficoltà principali sono legate essenzialmente all’accesso al credito, ma più in generale le donne necessitano soprattutto di un accompagnamento alla creazione di impresa.

  • C’è stato un momento specifico del suo percorso lavorativo in cui ha percepito un atteggiamento discriminante in quanto donna? Se sì, quale?

Non ho mai percepito discriminazioni di genere durante il mio percorso lavorativo, anche perché lavoro costantemente su me stessa per impedire ai pensieri negativi di entrare nella mia mente.

  • Quale è a suo avviso il consiglio migliore da dare a una donna che ha subito un atteggiamento apertamente discriminatorio in ambito lavorativo?

Il mio primo consiglio a una donna che ha subito un atteggiamento discriminatorio è la condivisione del disagio. Occorre parlarne, con altre donne, con specialiste, per evitare di cadere, sole, in una spirale da cui è poi difficile uscire.

  • Dall’alto della sua esperienza professionale, perché in Italia la percentuale di donne in posizioni di leadership è ancora così bassa

In ambito lavorativo, ma anche politico, purtroppo sono ancora gli uomini ad avere il privilegio di poter scegliere chi può avanzare nelle proprie carriere e chi no. Ma siamo fiduciose che presto assisteremo a una inversione di tendenza.

  • Secondo lei, cosa può fare concretamente una donna, in un mondo ancora troppo comandato da uomini, per far sentire la sua voce e far valere i suoi diritti?

Io le consiglierei di unirsi agli Stati generali delle donne e all’Alleanza delle donne, per fare massa critica e portare avanti insieme, con maggiore forza e coesione, le nostre istanze.

  • In che modo secondo lei le istituzioni possono offrire un contributo concreto per promuovere una cultura di parità di genere?

Stiamo da tempo portando avanti il dibattito sul ruolo delle istituzioni e su cosa potrebbero fare per promuovere una cultura di parità di genere. Occorrono persone illuminate all’interno della Pubblica amministrazione e delle Istituzioni in generale, in grado di cogliere il cambiamento in atto. Il nostro progetto delle Città delle donne si pone questo obiettivo.

  • Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Che cosa significa per lei questa giornata?

Per noi il lavoro di sensibilizzazione sul fenomeno della violenza di genere non si riduce a una sola giornata, ma va avanti ogni singolo giorno dell’anno. Tanto è vero che, dal 2004, abbiamo avviato il progetto “Otto marzo tutto l’anno”.

  • Come prevenire e combattere il fenomeno della violenza sulle donne che sta assumendo proporzioni sempre più estese? Quali iniziative di sensibilizzazione ha in serbo l’associazione Stati Generali delle Donne in occasione di questa ricorrenza?

Crediamo fermamente che la divulgazione e la corretta informazione siano strumenti preziosissimi per sensibilizzare e orientare ad una azione di contrasto al fenomeno, per questo abbiamo stampato il pamphlet sulla Convenzione di Istanbul e lo stiamo distribuendo ovunque: Tribunali, Imprese, ordini professionali, in ogni regione italiana- Abbiamo organizzato un percorso formativo con 5 incontri e stiamo raccogliendo fondi presso le imprese per completare i lavori di Villa Gaia.

  • La violenza, lo sappiamo bene può assumere diverse forme, e quella psicologica lascia segni meno evidenti all’esterno ma profondi e dolorosi quanto quelli fisici, non solo in chi la subisce in prima persona. Quale comportamento assumere se ci si interfaccia con una donna vittima di violenza? Quali sono i giusti consigli da darle?

La violenza psicologica è estremamente subdola, agisce sulle fragilità umane e generalmente una donna vittima di questo tipo di violenza non è in grado riconoscerla. La speranza è che parlandone, magari durante gli incontri sulla ricerca del lavoro, possa contribuire a far emergere questo disagio profondo.