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Il divario retributivo di genere nell’influencer marketing

Le influencer donne guadagnano in media il 30% in meno rispetto agli uomini

Nonostante le donne rappresentino la maggioranza nel mondo dell’influencer marketing, sono gli uomini a guadagnare di più. È quanto dimostra un recente studio pubblicato dalla società americana di influencer marketing Izea (2021).

Secondo lo studio, nel 2021 le celebrità digitali maschili hanno guadagnato in media circa 2.800 euro per post, il 30% in più delle loro controparti femminili. Lo stesso studio specifica che le donne ricevono l’85% delle sponsorizzazioni, ma le loro tariffe sono più basse. Le celebrità digitali non caucasiche, secondo la stessa analisi, possono vedere i propri guadagni ridursi fino al 90%.

Nel 2022 il quotidiano inglese The Guardian stila la lista dei gamer più pagati al mondo: per la prima volta è inclusa una donna, Sasha Scarlett Hosting, al numero 367. Solo altre due gamer – Xiao Meng “Liooon” Li e Katherine “Mystik” Gunn – raggiungono guadagni annuali a sei cifre. Su Twitch, solo tre dei 100 giocatori più pagati sono donne.

La moda è forse l’unico campo che sfugge alla disuguaglianza economica, principalmente perché le donne sono la maggioranza e perché il settore è tradizionalmente identificato come femminile. Il problema è però sia economico che strutturale. Nella pubblicità tradizionale, secondo un recente studio (Creative X), molti marchi sono ancora restii a ritrarre le donne in contesti professionali e si affidano ai ruoli tradizionali per confortare il consumatore. Le donne rappresentano il 58% dei personaggi nelle pubblicità dei beni di consumo confezionati (CPG), mentre gli uomini solo il 41%. I risultati si basano sull’analisi di 3.406 pubblicità con 6.435 persone servite nel 2020 e 2021 negli Stati Uniti. Tuttavia, il 41% dei personaggi ritratti in contesti professionali erano uomini, il 49% della spesa pubblicitaria ha ritratto uomini in contesti professionali e solo il 44% di tutti i personaggi femminili analizzati erano in ambienti professionali.

In un articolo del 2019, il magazine Wired pone una semplice domanda: perché le donne vengono chiamate “influencer” mentre gli uomini “content creator”? E perché se una donna videogioca in streaming viene definita “female gamer”, anziché semplicemente “gamer” (qui l’articolo completo).

Appare quindi evidente che le tendenze sessiste purtroppo permeano anche questo settore. Prima di tutto, dobbiamo prenderne coscienza, ponendo l’accento su un’importante consapevolezza: qualsiasi divario retributivo tra i sessi, soprattutto a parità di mansioni, è una discriminazione ingiusta. Dovremmo quindi impegnarci per cercare di ridurre al minimo questo gap, con l’obiettivo di eliminarlo completamente.

Diversi i piccoli comportamenti che le aziende e i professionisti attivi nel settore dell’influencer marketing possono adottare per combattere la disuguaglianza di reddito tra influencer, ad esempio lavorare per mantenere trasparenza delle retribuzioni, stabilire budget e tariffe in modo chiaro e riservarsi la possibilità di negoziare per allinearsi agli standard.

Il verbo influenzare significa “esercitare un’azione psicologica, un ascendente su qualcuno o qualcosa”: è quindi estremamente importante essere responsabili nel modo in cui oggi viene praticato l’influencer marketing. Nonostante quest’ultimo rappresenti un’area di attività moderna può comunque contribuire a mantenere le disuguaglianze – come indicano gli studi riportati in questo articolo – rafforzando gli stereotipi di genere o impedendo che l’equità retributiva si verifichi davvero.