Presidente di ActionAid Italia. Founder della community DEA #donnecheammiro. Community Manager di Inclusione Donna.
Nel 2022 tra le 50 Most Powerful Women selezionate da Fortune Italia. Nel 2022 e nel 2021 nella classifica Unstoppable Women di StartupItalia. Opera nel campo della comunicazione, anche social, del business networking e delle relazioni pubbliche e istituzionali.
È esperta nell’organizzazione di eventi. Dal luglio 2004 al febbraio 2023 è stata responsabile eventi e progetti di Symbola – Fondazione per le Qualità Italiane. A 21 anni, nel 1997 a Foggia ha fondato e amministrato la società di comunicazione e pubblicità on line e relazioni pubbliche Advertcity Srl. È nel settore della formazione da più di 20 anni, attualmente è docente e consulente del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università Tor Vergata per il Master Oscuai – Organizzazione e Sviluppo del Capitale Umano in ambito internazionale, collabora con l’Università di Siena per la formazione rivolta alla Pubblica Amministrazione e insegna per vari Enti di Formazione accreditati.
Autrice e ideatrice dei libri “Donne che creano reti per costruire il futuro” (2020) e “Le parole al futuro. Declinazioni al Femminile”. È speaker e moderatrice in convegni e talk sui temi DE&I, Sostenibilità, Comunicazione, Empowerment, Mentoring e Digital Skills.
Lei proviene dal mondo del terzo settore, è presidente di Action Aid Italia. Dal suo punto di vista, il settore al quale appartiene a che punto si trova nel percorso verso la gender equality?
Anche il Terzo settore non è esente da disparità di genere e la partecipazione delle donne deve ancora crescere. Tuttavia, per quel che riguarda AcionAid Italia posso dire che c’è una forte predominanza femminile perché crediamo nella grande capacità trasformativa e generativa delle donne. ActionAid Italia conta al 31 dicembre 2022 un numero di socie pari a 15 su 36 membri ed uno staff composto da 157 persone (25% uomini e 75% donne), di cui 144 dipendenti e 13 con contratto di collaborazione coordinata e continuativa. Tra le 108 dipendenti, abbiamo 11 senior manager e 15 nel middle management. In Action Aid abbiamo deciso di adottare i 10 Principi guida basati sul modello di “Leadership Femminista per esercitare e apprendere nuove forme di leadership che siano inclusive, coraggiose, di condivisione e consapevolezza e “a tolleranza zero” verso qualunque forma di discriminazione.
C’è stato un momento specifico del suo percorso lavorativo in cui ha percepito un atteggiamento discriminante in quanto donna? Se sì, quale?
Nel mio lavoro, soprattutto negli ultimi venti anni, sono stati tanti i momenti in cui ho chiaramente percepito un atteggiamento discriminante, frutto di una cultura patriarcale. Ma nonostante questi atteggiamenti, non mi sono mai tirata indietro e ho più volte espresso con fermezza la consapevolezza del mio valore. Quegli stessi uomini che avevano avuto questo approccio maschilista, si sono dovuti ricredere davanti alle mie competenze e ai miei talenti, con atteggiamento opportunistico forse, hanno lasciato che operassi secondo il mio stile certi che avrei ottenuto i risultati attesi.
Come ha risolto i conflitti e superato le difficoltà nel lavoro derivanti dal suo essere donna?
Un proverbio giapponese recita “La forza di volontà attraversa anche le rocce”, per me questo è stato quanto mai vero. Ho sempre combattuto e lavorato duramente per ottenere ciò che mi spettava. Ho studiato e continuo a farlo costantemente per rafforzare e accrescere le mie competenze. Con occhi curiosi guardo il mondo e riesco a trovare sempre il positivo nelle cose per poter superare le difficoltà lavorative e non solo.
Quale è stata la più grande soddisfazione nella sua esperienza professionale?
Da quando ho 18 anni ho svolto molti lavori, dall’animatrice turistica all’amministratore unico di una piccola agenzia di pubblicità on line ben 25 anni fa, all’insegnante per master e corsi di specializzazione, fino ad essere responsabile eventi di due importanti realtà nazionali quali la Federparchi e Symbola. Tutte le esperienze mi hanno dato grandi soddisfazioni professionali e umane. Naturalmente tra le grandi soddisfazioni e i riconoscimenti avuti non posso non considerare l’onore di essere diventata nel giugno scorso Presidente di ActionAid Italia, e quello di essere tra le 50 Most Powerful Women di Fortune Italia, oltre che tra le 1000 Unstoppable Women di StartupItalia. Ma il vero banco di prova sarà ora che ho deciso di mettermi in proprio e offrire consulenza sui temi del business networking, della comunicazione social, della Diversity&Inclusion e dell’organizzazione di eventi. Se è vero che “audentes fortuna iuvat” allora confido in future belle soddisfazioni.
Lei ha fondato Dea, Donne che ammiro, una community molto attiva sui temi della parità. Secondo lei, cosa può fare concretamente una donna, in un mondo ancora troppo “comandato” da uomini, per far sentire la sua voce e far valere i suoi diritti?
Nella mia esperienza ho fatto largo uso della gentilezza e della autenticità come leve di cambiamento culturale. Diceva Abraham Maslow “Ciò che si può essere, si deve essere” per questo ogni giorno cerco di essere la parte migliore di me, dando l’esempio e cercando di essere concreta e coerente in ogni occasione.
È stata curatrice del libro “Le parole al femminile” di Giuseppina Salinardi. Quanto il lessico può determinare una evoluzione culturale?
La lingua è uno strumento eccezionale che ha la grande responsabilità di rappresentare la complessità della società. Per questo è quanto mai necessario fare una riflessione sul linguaggio per un reale cambiamento culturale. “Le parole hanno il potere di distruggere e di creare. Quando le parole sono sincere e gentili possono cambiare il mondo” (Buddha). Questa citazione esprime al meglio il senso del nuovo progetto della community DEA #donnecheammiro che ho fondato 3 anni fa e che è nata per mettere in rete uomini e donne che hanno in comune la voglia e la necessità di imparare, migliorare, cooperare per costruire un mondo più bello e più giusto. Per fare questo serve però che ciascuno comprenda che ogni singolo gesto o parola può contribuire alla realizzazione di una società più inclusiva, più accogliente, più meritocratica, più egualitaria.
Per contribuire a raggiungere questo obiettivo, abbiamo deciso di dare vita al libro di Giuseppina Salinardi, autoprodotto su Amazon, che vuole essere una sorta di vocabolario delle parole chiave dell’empowerment femminile, dell’essere donne del tempo moderno, dell’essere cittadini e cittadine di oggi. Trentadue parole che vengono illustrate nei diversi significati, e che non devono rimanere imbrigliate nella rete degli stereotipi ma piuttosto unirsi con più significati, a partire dalle storie e dai racconti degli Ambassador – uomini e donne – scelti sulla base delle proprie esperienze di vita e professionali. La rete delle parole è da intendere come una rete di punti che si uniscono, dove le parole sono i fili e diventano sapienti strumenti per valorizzano le differenze. Ebbene, credo che ognuno di noi possa farsi portatore, attraverso le proprie scelte lessicali, di una evoluzione positiva a favore dell’inclusione.
Cosa dovrebbero imparare gli uomini dalle donne – e viceversa – in ambito lavorativo?
Gli uomini dovrebbero imparare ad ascoltare di più e a manifestare con maggiore sincerità i propri stati d’animo per una vera condivisione degli obiettivi. Possono imparare dalle donne a migliorare la visione complessiva nel quadro delle sensibilità. Le donne invece dovrebbero imparare dagli uomini ad essere più leggere nell’affrontare le situazioni complesse, cercando di rimanere sempre libere senza che i condizionamenti esterni le soffochino.
Quale è lo stereotipo di genere che detesta di più e che vorrebbe estirpare dalla nostra cultura?
Non credo sia sempre vero che le donne sono più adatte degli uomini ad allevare i figli. Questo stereotipo molto comune, negli ultimi decenni credo sia stato fortemente rovesciato dall’esempio di molti uomini che allevano e crescono i propri figli, spesso anche per agevolare la carriera della propria partner.